
Al momento la Tunisia è principalmente un Paese di transito e di destinazione della migrazione: il numero di domande d’asilo depositate in Svizzera da cittadini tunisini è diminuito sensibilmente dopo il picco registrato in seguito alla rivoluzione del 2011. Nel 2016 la Svizzera ha registrato 252 domande d’asilo da parte di Tunisini. Il partenariato migratorio ha permesso di potenziare la cooperazione con le autorità tunisine in tutti i settori della migrazione, in particolare l’aiuto al ritorno, la protezione e l’assistenza dei migranti vulnerabili o l’elaborazione della legge tunisina sull’asilo.
Il Capo del DFGP approfitterà della sua presenza in Tunisia per discutere della situazione migratoria in Libia con rappresentanti di organizzazioni internazionali e non governative. Le principali organizzazioni impegnate nella protezione dei migranti in Libia sono infatti di stanza in Tunisia. La protezione dei migranti bloccati in Libia sarà il tema centrale del terzo incontro del Gruppo di contatto per il Mediterraneo centrale che la Svizzera organizza a metà novembre. La Libia, la Tunisia e il Niger figurano tra i Paesi invitati che hanno partecipato alle precedenti riunioni (Roma 20.03.17, Tunisi 24.07.17).
Nuova strategia di cooperazione della Svizzera in Tunisia
La nuova strategia di cooperazione 2017-2020 della Svizzera in Tunisia sarà avviata in occasione della visita a Tunisi della consigliera federale Simonetta Sommaruga. La strategia sarà attuata da varie unità della Confederazione (SECO, DSC, Direzione politica del DFAE, SEM). La Svizzera consolida in tal modo il suo operato in Tunisia, avviato sin dall’inizio della transizione democratica nel 2011. La sua cooperazione proseguirà in tre ambiti:
- i processi democratici e i diritti dell’uomo;
- la crescita inclusiva e l’impiego;
- la migrazione e la protezione
Il Niger – Paese di transito dei migranti
Successivamente il viaggio porterà la consigliera federale Sommaruga in Niger, un Paese in via di sviluppo divenuto un’importante tappa di transito sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale. La grande maggioranza dei migranti provenienti dagli Stati dell’Africa occidentale e diretti a nord passano infatti dal Niger prima di raggiungere la Libia. Sono per contro pochi i Nigerini che attraversano il Mediterraneo a destinazione dell’Europa: appena 26 domande d’asilo depositate in Svizzera nel 2016 sono di cittadini nigerini. I movimenti migratori in provenienza dal Niger si dirigono piuttosto verso i Paesi vicini, in particolare l’Algeria.
La Svizzera sostiene gli sforzi profusi dal Niger per affrontare le sfide migratorie, in particolare alimentando il Fondo d’emergenza per l’Africa (EUTF), istituito nel 2015 in occasione del vertice Europa-Africa di La Valletta. I progetti finanziati in Niger mirano segnatamente a migliorare la gestione della migrazione e la protezione dei migranti. Il Fondo sostiene cinque centri di transito per migranti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM, collegata all’ONU) in Niger. La consigliera federale Sommaruga visiterà il centro di Agadez, che fornisce assistenza, consulenza e aiuto al ritorno volontario ai migranti arenatisi durante la rotta migratoria alle porte del deserto. Visiterà pure progetti di formazione professionale della cooperazione svizzera che permettono di intervenire sulle cause profonde della migrazione.
Materie prime
In Tunisia e in Niger la consigliera federale Sommaruga acquisirà informazioni sul tema delle materie prime. Nei due Paesi saranno discusse le questioni legate alla trasparenza, all’adesione all’Iniziativa internazionale per la trasparenza nelle industrie estrattive (IETI) e alla ripartizione dei profitti del commercio di materie prime. A tale proposito, il Capo del DFGP si intratterrà con alcuni rappresentanti del governo e della società civile.
Dopo la cosiddetta "Rivoluzione dei Gelsomini" del 2011, la Svizzera ha avviato un programma di cooperazione su vasta scala in Tunisia allo scopo di sostenere la transizione verso la democrazia e uno sviluppo socio economico più dinamico in questo Paese. Inoltre è stata rilanciata una cooperazione privilegiata in vari ambiti migratori. Confinando con la Libia, la Tunisia è recentemente diventata un Paese di destinazione e di transito sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale. Al momento le domande di asilo presentate in Svizzera sono relativamente poche (252 nel 2016), ma subito dopo la rivoluzione erano molte di più (2574 nel 2011).
L’11 giugno 2012 è stato firmato un protocollo d’intesa con la Tunisia (PDF, 26 kB, 10.08.2012) che istituisce un partenariato sulla migrazione.
Gli obiettivi sono rafforzare la cooperazione in tutti gli ambiti migratori e istituzionalizzare il dialogo attraverso incontri regolari per attuare il partenariato che nella fattispecie comprende: la gestione dei flussi migratori, la riammissione dei cittadini e l’aiuto al ritorno, la prevenzione della migrazione irregolare, la lotta alla tratta di esseri umani, la migrazione regolare, la migrazione e lo sviluppo socio economico. Attualmente, grazie al partenariato del 2011, hanno preso corpo le misure e i progetti seguenti:
- protezione umanitaria dei migranti vulnerabili (tra cui un sostegno ai dispositivi di riferimento dell’associazione Terre d’Asile Tunisie a Tunisi e Sfax);
- sviluppo della legge tunisina sull’asilo (progetto in corso con l’UNCHR);
- sostegno alla gestione integrata delle frontiere (progetto in corso con l’ICMPD);
- potenziamento delle capacità per l’identificazione dattiloscopica (formazione e terminali per la scansione);
- mobilitazione della diaspora tunisina in Svizzera affinché contribuisca allo Sviluppo della Tunisia.
L’11 giugno 2012, insieme al protocollo d’intesa che istituisce il partenariato migratorio con la Tunisia, sono stati sottoscritti anche un accordo di cooperazione in materia di migrazione (che comprende la riammissione) e un accordo relativo allo scambio di giovani professionisti. In occasione della visita di Stato a Berna del presidente della Repubblica di Tunisia Béji Caïd Essebsi, nel febbraio 2016, è stato siglato un accordo, in vigore dall’aprile 2016, sull’esenzione dell’obbligo del visto per i titolari di passaporto diplomatico.
Per accompagnare il ritorno volontario e il reinserimento è stato realizzato, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), un programma di aiuto al ritorno, specifico per la Tunisia, che si è concluso a dicembre 2015. Da allora i richiedenti l’asilo respinti, tunisini e non, possono chiedere le prestazioni individuali di aiuto al ritorno. Dal 2011, più di 1600 persone sono rientrate in Tunisia grazie a questo aiuto.
La cooperazione nell’ambito della riammissione funziona molto bene con la Tunisia. Il rimpatrio delle persone in situazione irregolare si svolge in base all’accordo citato grazie alla buona collaborazione con le autorità tunisine. È possibile organizzare voli speciali, ma vi si ricorre solo in situazioni estreme.
L’accordo sullo scambio di giovani professionisti permette a cittadini tunisini, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, di assolvere uno stage in Svizzera di 18 mesi al massimo. Finora 34 giovani tunisini hanno ottenuto un permesso di soggiorno nel quadro di questo accordo.
Uno dei tre pilastri della strategia di cooperazione della Svizzera per il triennio 2017-2020 in Tunisia riguarda le attività nell’ambito della migrazione e della protezione. Questa strategia permette quindi di potenziare anche il partenariato migratorio tra la Svizzera e la Tunisia.
Il Niger è un Paese in via di sviluppo, al 187° posto dell'indice di sviluppo umano, caratterizzato da considerevoli movimenti migratori, detti circolari, verso i centri urbani e verso altri Paesi limitrofi come l'Algeria. Nella regione di confine di Diffa il Niger accoglie infatti più di 60 000 rifugiati provenienti dal Mali e oltre 200 000 profughi (rifugiati provenienti dalla Nigeria e profughi interni).
I giovani nigerini che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa sono relativamente pochi. Nel 2016 la Svizzera ha registrato solo 26 domande d'asilo presentate da persone provenienti dal Niger e quindi la cooperazione migratoria tra la Svizzera e questo Pese è poco sviluppata.
Tuttavia, in termini di migrazione di transito, il Niger riveste un ruolo molto importante, in quanto si trova lungo la rotta migratoria verso il Mediterraneo centrale e vede passare sul suo territorio l'80 per cento circa dei migranti provenienti dai Paesi dell'Africa occidentale e diretti a nord verso la Libia. Nei primi nove mesi del 2017, più di 100 000 persone sono arrivate in Italia e le morti in mare sono state quasi 2500.
L'impegno in materia migratoria della Svizzera in Niger include diverse iniziative, tra cui quella dello sviluppo di una rete di ricerca con l'obiettivo di documentare i fenomeni migratori all'interno del Paese, un sottoprogetto di concertazione chiamato "sviluppo e migrazione" e offerte di sostegno psico-sociale per i migranti vulnerabili. Un progetto dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) che promuoveva la reintegrazione di migranti nigerini di ritorno dall'Algeria si è concluso a marzo 2016, mentre è stato appena approvato un nuovo progetto in collaborazione con l'OIM Algeria per il ritorno volontario dei migranti in Niger e Mali.
Ecco qui di seguito un esempio di aiuto al ritorno volontario dalla Svizzera verso il Niger (disponibile solo in tedesco (PDF, 71 kB, 21.06.2010) e francese (PDF, 70 kB, 21.06.2010)).
Il Fondo di emergenza per l'Africa (EUTF), istituito a novembre 2015 in occasione del vertice di La Valletta, sostiene diversi progetti in Niger e ammonta a 2,9 miliardi di euro di cui il 40 per cento è destinato alla regione del Lago Ciad e del Sahel. La Svizzera vi partecipa con un contributo di cinque milioni di franchi. I progetti finanziati in Niger hanno due obiettivi principali: lottare contro le cause delle migrazioni e permettere di migliorare la gestione di queste ultime.
La strategia di cooperazione della Svizzera con il Niger 2016-2019 contribuisce a individuare le cause delle migrazioni e pone l'accento sui giovani per tener conto delle sfide demografiche. Si concentra su tre ambiti prioritari: (1) la sicurezza alimentare, (2) l'istruzione di base e la formazione professionale, nonché (3) la governance e la pace.
Ultima modifica 28.09.2017
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